Skip to main content

LA PANDEMIA E IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO

Ognuno di noi può mettere in atto qualche piccolo gesto ripetitivo con la convinzione che abbia uno scopo ben preciso; può per esempio essere volto ad attirare la fortuna o ad allontanare la malasorte.

Basti pensare ai gesti scaramantici.

È stato osservato che nel mondo dello sport, molti atleti hanno una sorta di rituale, gesto o frase che dicono prima di una prestazione importante.

Ci sono inoltre delle piccole abitudini, come delle manie che ognuno di noi può sperimentare.

Ció è normale finché tali pensieri e atteggiamenti non arrivano ad influenzare in modo eccessivo l’agire quotidiano.

Il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo in cui i pensieri o le idee divengono ossessioni; a seguito di essi, le persone che ne soffrono non riescono a fare a meno di mettere in atto comportamenti ripetitivi (le compulsioni), con l’obiettivo di ridurre il disaggio e l’ansia che viene generata dai pensieri stessi. Le persone diventano schiave di queste catene di pensieri-azioni, vivendo le routine in modo rigido e soffocante.

La persona può essere più o meno consapevole del grado di “schiavitú” che vive dai suoi meccanismi di pensiero, ma la difficoltà nell’interrompere il susseguirsi delle azioni compulsive e delle ossessioni resta in ogni caso molto forte, con un drammatico impatto sul benessere della vita quotidiana e socio-relazionale.

La pandemia da COVID-19 si è abbattuta come un uragano nella vita di tutti, danneggiando e aggravando molto l’esistenza delle persone affette da questo disturbo.

L’impatto è stato interessante: se da un lato, il lavaggio delle mani o la pulizia di oggetti e superfici può aver scaturito nuovi circuiti di pensieri-azioni; dall’altro lato, data la necessità di tutti di attuare continui atteggiamenti volti alla tutela della salute, possono aver fatto sentire la persona con un DOC meno a disagio.

A causa del rischio reale di ammalarci, siamo diventati tutti un po’ “misofobi”, ossia con la paura di contaminarci.

Mantenere le distanze ed evitare i contatti, igenizzare spesso le mani o le superfici, sono diventati comportamenti socialmente accettati e anzi promossi.

Ciò che è certo tuttavia, è che è molto difficoltoso per le persone affette da tale disturbo distinguere le preoccupazioni causate dal proprio disagio e le reali paure e preoccupazioni dovute alla pandemia.

Inoltre, è stato notato che persone che avevano solo una tendenza verso atteggiamenti ossessivi, dopo più di un anno di pandemia hanno iniziato a manifestare comportamenti fin troppo rigidi e a rischio di un vero e proprio D.O.C.

Ciò che è sconfortante, è che tale aggravamento non è stato dovuto solo alle nuove regole di tutela della salute o alla continua esposizione a frasi allarmanti da parte dei mass media, ma anche ad una maggiore diffidenza ad accedere ai servizi sanitari e all’inconsapevolezza dell’importanza della salute mentale.

Durante il lockdown ma in parte ancora adesso, la maggior parte delle persone ha per ovvie ragioni, classificato gli ospedali o gli ambulatori come luoghi ad alto rischio di contagio in cui è meglio non andare e che “prima o poi il malessere sarebbe passato da solo”.

Purtroppo opinioni di questo tipo hanno inciso negativamente sulla qualità della vita delle persone stesse e il loro funzionamento.

Inoltre, spesso si tende a minimizzare i comportamenti “ripetitivi” quando sono ancora all’esordio, proprio perché tutti noi possiamo avere delle piccole manie o attenzioni specifiche in questo periodo.

È tuttavia essenziale fare attenzione a quanto queste azioni o pensieri diventano centrali nella nostra quotidianità e quanto ci impediscono di essere liberi di essere senza ansie e paure.

Qualora iniziassimo a sentirci prigionieri di noi stessi, è importante chiedere aiuto senza esitazione o vergogna.

La pandemia ci ha posto di fronte a molte sfide, cambiando radicalmente il nostro modo di vivere; un sostegno psicologico può essere utile per diminuire il disagio che si prova e ridurre fin da subito un eventuale sintomatologia.

L’Associazione pronto soccorso per le famiglie promuove il benessere e la salute mettendo a disposizione gratuitamente cicli di psicoterapie o di sostegno psicologico online o in presenza, con l’obiettivo di tutelare la salute e il benessere.

 Dott.ssa Rossana Iannazzo - Psicologa