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IL TRAUMA: COME FUNZIONA E COME REAGIAMO DAVANTI AD EVENTI TRAUMATICI

La parola trauma deriva dal greco e significa “ferita”. L’associazione italiana di EMDR, un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici sia ad esperienze più comuni ma emotivamente stressanti, ci spiega una differenza tra due grandi categorie di traumi:

- Il trauma con la “T” maiuscola: ovvero tutti quegli eventi o situazioni che trasmettono una minaccia vera e propria, per se stessi o per le persone care. Ad esempio terremoti, abusi, incidenti o, in questo periodo di emergenza Covid-19, ricoveri in terapia intensiva, perdita di un caro, ecc…

- Il trauma con “t” minuscola: ovvero esperienze caratterizzate da una percezione di pericolo e che diventano quindi disturbanti per il soggetto. Ad esempio umiliazioni subite oppure, in questo periodo di emergenza Covid-19, la paura di essere contagiati, il timore del contatto con l’altro, ecc...

Reagiamo tutti allo stesso modo di fronte ad eventi traumatici? La risposta è NO

COME reagiamo ad un trauma dipende da diversi fattori. Tra questi fattori vi sono:

- Il tipo di evento: sembrerebbe scontato immaginare, ad esempio in questo periodo, che il ricovero in una terapia intensiva possa essere un evento più traumatico rispetto ad un isolamento domiciliare; tuttavia non sempre questo è vero. Se il tipo di evento ha un peso specifico e invariabile sul soggetto, il trauma rimane strettamente legato ai significati che quel soggetto gli attribuisce: l’evento, come evento traumatico, deve essere vissuto come “minaccioso” per la propria integrità.

- Le risposte individuali: la reazione di un individuo, differente da quella di un’altra persona, può portare ad una maggiore eventualità di strutturazione del trauma. Ad esempio, pensare ossessivamente all’evento sentendosi in colpa per l’accaduto (come ad esempio aver contagiato qualcuno di Coronavirus).

- La rete di supporto per il soggetto: questo aspetto può fare la differenza tra la “chiusura” in sentimenti di colpa o vergogna (ad esempio essere positivi al tampone per il Covid-19) e la possibilità di esprimere e condividere il proprio disagio con amici e parenti. La rete può infatti proteggere il soggetto e diminuire l’impatto dell’evento stressante/traumatico. Non è un fattore, come gli altri del resto, che da solo può definire o meno la strutturazione di un trauma, ma, assieme ad altri aspetti, è stato dimostrato che una buona rete sociale e di supporto psicologico può agevolare la corretta elaborazione di un trauma.

- Le variabili psicologiche individuali: ovvero la presenza o meno di altri disturbi psicologici. Immaginiamo ad esempio una persona che soffre di attacchi di panico e che, in questo periodo di emergenza sanitaria, si è ritrovata ricoverata, magari in un reparto di terapia sub-intensiva. La variabile psicologica pre-esistente agevolerà la percezione di un evento traumatico.

Nei soggetti con adeguate capacità di interpretare il proprio comportamento e regolare gli affetti, la possibilità che si riesca a far fronte autonomamente all’esperienza traumatica sono molto alte ed è quindi probabile che questa venga elaborata ed integrata con successo e non ci siano esiti patologici. Un’adeguata capacità di questo tipo è un fattore protettivo relativamente allo sviluppo di una psicopatologia di origine traumatica; il soggetto infatti è normalmente in grado di affrontare  i propri stati di attivazione, regolandoli, e quindi può elaborare l’esperienza traumatica, integrandola.

Chi non ha sufficienti capacità di interpretare il proprio comportamento e di regolare gli affetti potrebbe non possedere risorse sufficienti per affrontare l’esperienza traumatica. In questo caso, il soggetto non ha altra scelta che isolare dalla propria coscienza l’esperienza, ed i vissuti ad essa legati, difendendosi, con il conseguente impoverimento della personalità e delle risorse del soggetto stesso.

 

A cura di: Dott.ssa Simona Pierini

Psicologa - Psicoterapeuta